domenica 30 aprile 2017

Le mie donne #12: Krista

"... lo sguardo e la lingua tagliente  di una cinica bodyguard  dalla battuta pronta, femminile ma non troppo." - dal blog "Sognando tra le righe"


Care consorelle e confratelli,
nel mondo creato per "Pandemonium Road" (leggi qui la trama), Krista è sicuramente il personaggio più bizzarro. Divenuta cyborg a seguito di un incidente motociclistico, adesso alle dipendenze di Raoul all'interno dell'organizzazione che si occupa di recuperare gli infetti del contagio, è una lesbica assai mascolina, tanto che la protagonista inizialmente la scambia per un ragazzo. Incaricata di ricondurre Tessa da Raoul a seguito di notizie allarmanti sulla diffusione del contagio, si ritroverà costretta a barcamenarsi fra un inghippo e un altro, ma il suo umorismo e la sua forza la renderanno un'ottima spalla (ho faticato a non affidare nemmeno un paragrafo al suo pov, perché ha tentato spesso di rubare la scena, alla maniera di Damien di Spettabile Demone). Nonostante ciò, neppure lei è infallibile, e prima o poi sarà al centro di azioni che metteranno a rischio l'intera operazione. Vi lascio alla scena in cui la vediamo per la prima volta...
Che la Dea vi benedica

Fra il pensare di cominciare a scappare e il chiedersi cosa potesse farle mai l’innocuo inquilino del terzo piano, s’intromise il rombo di un motore, e un ragazzo con lunghi capelli chiari si stagliò in sella a una moto nel passaggio per le auto. Solo per un breve istante Tessa notò che un lato della testa era occupato da una lastra metallica e un braccio doveva essere bionico, perché la moto finì a terra in un battibaleno, così come il presunto innocuo inquilino, bloccato dalla mano artificiale dietro al collo.
«Vedo che la cavalleria è arrivata in tempo» disse il ragazzo, con uno strano timbro di voce lievemente sabbiato. L’innesto cibernetico manteneva fermo l’uomo, che non diceva niente né tentava di muoversi, mentre l’altro braccio, lasciato scoperto da un’ampia maglia smanicata e cosparso di tatuaggi culminanti con un cerotto sulla spalla, estraeva una pistola da una fondina.
«No, ma non...» balbettò Tessa, fissando l’arma.
«Guardalo bene negli occhi.» Con una mossa secca, il ragazzo sollevò il tipo per il collo e le mostrò la faccia del vicino di casa. Tessa saltò dallo sguardo spento di lui, che conosceva bene, a quello duplice del ragazzo, che aveva un occhio scuro e uno chiaro, frutto di un innesto. Più qualche piercing, per non farsi mancare troppo il metallo. «Non c’è speranza di salvarli, quando sono ebeti in questa maniera.»
«Io però...» farfugliava, e non sapeva né che dire né che fare, perché stava succedendo tutto troppo in fretta.
«Concediamo un ultimo desiderio al morente» disse “la cavalleria”, accompagnandosi con un cenno affermativo del mento. Aveva un viso così strano anche lui... «Cosa vuoi? Una birra?» Uno scatto, e il ragazzo spaccò il vetro del distributore con la testa del tipo. «Eccoti la birra» concluse, mentre lattine e snack rovinavano a terra.
«Tu sei pazzo!»
«Mi chiamo Krista, dolcezza.» Piantò la canna della pistola dietro al collo dell’uomo. «E non sono pazza.»
Lo sparo partì secco e deciso come l’urlo di Tessa, che si coprì il volto intenzionata a scappare non appena le gambe fossero riuscite a schiodarsi da terra.
«Tranquilla, ti aveva avvertita Raoul, no?»
Raoul?
«Tranquilla un cazzo! Cosa sta succedendo?»
«A quanto so ti ha detto che te lo avrebbe spiegato di persona» replicò l’altra, risollevandosi. Era quasi un metro e novanta, meglio riflettere un istante, e con la moto l’avrebbe riacciuffata in un battibaleno.
Tessa scosse il capo, incredula. Il cuore correva, il respiro gli andava dietro.
Per uno strano meccanismo, forse legato al nervoso che la stava portando quasi a ridere, la prima sciocchezza a cui le venne da pensare fu: “O non vuole trovarmi il fidanzato o sta tentando l’ultima spiaggia.”
Rise. Davvero.
E Krista allargò le braccia, scuotendo il capo. «Tanto non l’avrebbe bevuta.» Indicò una lattina di birra a caso con la canna della pistola. «Era te che voleva mangiarsi.»
Sembrava uno zombie...
«Ma cosa stai dicendo?» Doveva far mente locale. «Lui è uno zombie? Tu un robot?»
«Tesoro, sono solo una cyborg, ed è il primo giorno di ciclo, quindi porta pazienza e ti spiegherò qualcosa. Prima però fammi girare l’indirizzo al medico del nucleo.» Con perfetto aplomb, ripose l’arma e trasse dalla tasca posteriore dei jeans il comunicatore, digitando quanto doveva digitare...

Immagine: 123rf/stokkete

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