mercoledì 9 novembre 2016

Le mie donne #9: Maya

"Anonima Strega stupisce, spiazza e conquista nuovamente con protagonisti nuovi e comprimari conosciuti." - dal blog "Storie di notti senza luna"



Care consorelle e confratelli,
la protagonista femminile del mio nuovo romanzo, Maya di Legione Magica, racchiude in sé tutti i personaggi femminili incontrati finora nelle mie storie. Si tratta di una strega, come Dunia delle Spose della notte, ma non sa di esserlo, come Selene di Il diavolo e la strega, e oltretutto la sua esistenza terrena è davvero agli sgoccioli, come quella di Iris di Spettabile Demone. Se non fosse che proprio con dei demoni avrà a che fare a partire dal momento in cui penserà di farla finita, lanciandosi dal tetto del suo palazzo...


Con l’elastico, Maya stirò sulla nuca la coda di cavallo nera come gli occhi, mediterranea come la pelle olivastra, riflettendo nello specchio l’immagine di una ragazza che, nonostante i propositi, le appariva ancora bella, per quanto offuscata dall’alcol. Solo un abitino stantio con cui sarebbe dovuta andare a dormire, e che invece l’avrebbe fatta volare.
Rise di sé, poggiando i palmi sul bordo del lavandino, e constatò per l’ennesima volta che ormai non c’erano più speranze, niente per cui valesse la pena di vivere. Desolante, da giovani.
Perché gli uomini le preferiscono brutte e sciocche?
Si era risposta tante volte: per fare i loro comodi e passare per maschi vincenti e non cornuti davanti agli amici al bar, tanto Penelope era a fare la calza.
Di sicuro, in quel momento, lo stava facendo pure lui, con la nuova gallina.
Perché i datori di lavoro li preferiscono senza titoli e a basso quoziente intellettivo?
Si era risposta più volte anche a quello: perché altrimenti avrebbero dovuto pagarli di più e rischiare di farsi mettere i piedi in testa da qualcuno conscio di essere raggirato, dato il loro altrettanto basso quoziente.
E, nel frattempo, i soliti raccomandati avevano sempre il coraggio di spargere in giro la voce menzognera per cui se i laureati si trovavano senza un impiego era perché non si ‘abbassavano’ a svolgere lavori più umili...
Fottetevi tutti!
No, scosse il capo. Aveva bevuto troppo poco, riusciva ancora a ragionare in maniera realistica, lucida e razionale. Non andava bene.
Uscì nel corridoio e si diresse verso il comodino della cameretta, che le sarebbe stata pignorata a breve insieme a tutto il resto – poco, a ben vedere – lasciandola sola e senza la minima idea di dove andare, a parte la sede di qualche associazione caritatevole. Un paio di amiche avrebbero potuto ospitarla, per quanto non a vita, dato che loro i galletti se li erano tenuti e avevano pure sfornato pulcini. Motivo per cui si erano un po’ perse.
Sola, senza parenti che misteriosamente non erano mai esistiti, al di là di due genitori ancora più misteriosamente soli che l’avevano fatta sentire diversa per tutta la vita, finché non se n’erano andati in un incidente stradale alcuni anni addietro.
Giocherellò col blister del sonnifero, poi prese a spremersi pastiglie nel palmo. Neanche aveva intenzione di contarle.
Le ingoiò senz’acqua e rise ancora, niente affatto pentita del gesto.
Adesso avrebbe potuto togliersi i sandalini e sdraiarsi nel letto, in attesa della morte. Ma c’era il rischio che qualcosa andasse storto e la svegliasse un salvifico pompiere che, fra l’altro, non se la sarebbe nemmeno filata, di sicuro.
Oppure poteva tornare nel corridoio e mantenere il proposito di volare.
Aprì la porta d’entrata, fece qualche passo sul pianerottolo, fra soffitti umidi e mura dall’intonaco scrostato, poi imbucò la rampa di scale che portava sul tetto del palazzo...


A seguito di un interludio con un demone misterioso che scompare, intenzionato a non lasciare traccia di sé, s'imbatté nientepopodimeno che in Damien, una nostra vecchia conoscenza (da Spettabile Demone) che sarebbe bene tenere alla larga se incontrato di notte su un tetto. Ma a Maya è stata cancellata la memoria dal precedente demone di passaggio, per cui all'inizio del romanzo la vedremo prevalentemente con gli occhi di questo secondo personaggio dal carattere assai discutibile...


«Ehi...» La scrollò con più vigore.
Lei si svegliò con un sussulto e si alzò sui gomiti portandosi una mano alla fronte. «Chi sei?» Si guardava attorno, poi di nuovo lui. «Dove sono?»
In che senso “dove sono?” Lei avrebbe perlomeno dovuto ricordare il motivo per cui era sul tetto. Quello che non doveva rammentare era solo l’incontro con Seth. Così funzionava la cancellazione della memoria.
«Sei sul tetto di un palazzo» le rispose. «Non ricordi proprio niente?» Lei lo guardò sbalordita, scuotendo il capo. «Come ti chiami?»
«Maya» mormorò.
«Io sono Damien.» Le tese una mano, che lei afferrò come in trance, e lui ne approfittò per sollevarla. «E poi cosa ricordi?»
Lei continuava a scuotere la testa, e l’odore di demone e di femmina che spirava intorno a loro non lo aiutava a ricapitolare le idee.
Portarla al pronto soccorso o alla stazione di polizia avrebbe significato perdere dati su Seth, anche se avrebbe potuto a seguito rintracciarla. Meglio non rischiare.
«E quella?» Rivolse un cenno del mento alla carta che lei teneva nell’altra mano. «Non ricordi nemmeno che ci facevi con quella su un tetto a mezzanotte?»
«Ricordo che è mia.»
Siamo bene...
Ma come mai Seth le aveva cancellato la memoria completamente? E perché dal Capo Guardiano dei demoni Bianchi era stata considerata una buona azione? La carta le era stata consegnata quasi di sicuro dal demone, e avrebbe potuto essere considerata una buona azione in sé, se fosse stata davvero spontanea, anche se non da meritare una redenzione, quindi la faccenda aveva a che fare con la cancellazione totale della memoria.
«Dove stai?»
Lei scosse di nuovo il capo, distogliendo lo sguardo. «Forse dovrei farmi vedere da qualcuno...»
«Ma no, figurati» reagì lui, svelto. «Se andiamo al pronto soccorso a quest’ora, ne usciamo per l’ora di pranzo. Vieni a dormire da me e domani vediamo come stai. Semmai ti ci porto poi in giornata se ancora non ti senti bene.»
La vide squadrarlo da capo a piedi, con aria poco convinta. «Nello stato in cui mi trovo, non mi sembra il caso di accettare l’invito di uno sconosciuto.»
«Che oltretutto ha l’aria poco raccomandabile, vero?» cantilenò lui, toccandosi a turno tatuaggi e piercing. «E invece sono pieno di soldi» la beffeggiò, dondolando capo e spalle con le mani sui fianchi, «e posso darti una stanza degli ospiti mentre io me ne vado in camera mia senza toccarti con un dito. Scommettiamo?»
C’era riuscito altre volte, ci sarebbe riuscito pure quella.
Lei si guardava ancora intorno, spaesata. Non aveva l’aria di una che ha intenzione di cedere a qualche lusinga, ma nemmeno di rifiutare l’invito, visti i presupposti.
«Io ti consiglio di venire a riposarti» riprese, assumendo un tono più serioso, «e domani ne riparliamo.»
«Tu potresti avermi drogata per portarmi a casa tua e farmi fare qualcosa di legato a un affare losco.»
«Sì, e ti lasciavo la carta di credito» replicò meno serioso, gesticolando verso la sua mano.
«Si tratta comunque di qualcosa di inspiegabile e io non credo che...»
«Si tratta sicuramente di qualcosa di inspiegabile, e vedremo di trovare una soluzione domani a mente fredda, se riesci a fidarti di questo metallaro piovuto su un tetto così come ci sei piovuta tu.» Poi l’istinto lo fece piegare sul collo di lei, che si ritrasse di scatto, mentre lui alzava i palmi. «E io puzzerò di tabacco, ma tu di alcol, cara mia, quindi non credo tu sia la santarellina per cui vorresti spacciarti, ubriaca, su un tetto, a mezzanotte, con una carta di credito in mano.»
E pure di demone, puzzi... Ma questo non poteva dirglielo.
O forse sì?
Poteva parlare chiaramente, spiegarle tutto con calma, passo dopo passo, e vedere se c’era un appiglio, un dato, qualcosa per cercare di capire come mai i Bianchi erano convinti che lui avrebbe potuto rintracciare... Seth di Atlantide. Ma porca puttana!
Insomma, poi le avrebbe cancellato di nuovo la memoria. Se era già smemorata, però, c’era il caso che l’appiglio non fosse nascosto da alcuna parte.
«Prendere o lasciare» riattaccò, «altrimenti sei liberissima di andartene al pronto soccorso per conto tuo.» Allargò le braccia e fece qualche passo indietro, mentre i bracciali tintinnavano e il silenzio veniva interrotto da un motore una decina di piani sotto. «Se ti ricordi dov’è...» E rise, sentendosi furbo e perfido al tempo stesso.
Lei si strofinò la fronte con un palmo e mugolò: «Possibile che io non ricordi niente di niente? Esistono droghe che lo consentono?»
«Probabilmente non mi crederai» le rispose, calmo e sereno, «ma non sono un grande esperto, quindi non so davvero che dirti se non che sono pronto a ospitare una persona che sembra meno raccomandabile di me e di cercare una risposta insieme a mente fredda.»
«Perché lo faresti?» sibilò lei, socchiudendo gli occhi. «C’è qualcosa che potrei darti in cambio?»
Mentire non rientrava nelle buone azioni.
Bastava sviare.
«Ti ho detto che dormiremo in camere separate.» Le rilanciò un sorrisetto forzato.
«Io intendevo qualcosa di riferito all’affare losco, per cui vorresti che stessimo lontani da polizia e pronto soccorso.»
«Guarda...» Alzò un palmo. «Ti giuro che quelli non sono un problema, ma non mi crederai di nuovo, quindi... buonanotte, baby» sbottò, volgendole le spalle. «Io me ne vado a letto.»
Non mosse qualche passo che la pollastra lo richiamò indietro: «Aspetta!»
«Sì?» biascicò con finto fare annoiato, e voltandosi con l’aria di quello che non ne aveva alcuna voglia.


Rintracciando il misterioso demone che si è dileguato, Damien potrebbe guadagnare la redenzione, seppur a costo di vincolarsi ai servizi segreti magici guidati dal potente Magus Jeremiah (proveniente dalle Spose della notte); Maya invece capirà a poco a poco di non essere la comune mortale che ha sempre creduto, e di essere legata da un ciclo di reincarnazioni irrisolto al demone scomparso.
Lo ritroveranno?
La risposta è solo qui.
Che la Dea vi benedica

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