giovedì 12 maggio 2016

Le mie donne #6: Selene

"Il personaggio di Selene non è misterioso, ma anzi, divertente e spontaneo. Il libro è visto dal suo punto di vista e ne sono rimasta affascinata, non tanto per chissà quale dote, ma perchè l’autrice è riuscita a creare un personaggio normale, senza uscire dagli schemi, nonostante il genere del libro. Anonima Strega è stata capace di catturare l’ironia, la simpatia e le perplessità di Selene, come se Selene fosse chiunque persona legga il suo libro" - dal blog "The Reading's Love"


Care consorelle e confratelli,
se le caparbie, battagliere e ironiche Dunia e Iris rispettivamente di “Le spose della notte” e “Spettabile Demone” si distinguono per lo scetticismo umano della seconda rispetto all’essere strega della prima, con Selene di “Il diavolo e la strega” raggiungiamo l’estremo di questa scala. Non solo la protagonista di quest’ultimo romanzo è cinica e diffidente, ma pure atea convinta. Niente di più pericoloso per chi sta per entrare a lavorare nella casa della concubina del Diavolo e dei suoi sei figli gemelli; tuttavia abbiamo di fronte una persona disincantata, che vive nel mondo di oggi, con gli occhi bene aperti e libera da qualsiasi pensiero zuccheroso e irrazionale.
Incontriamola così come la incontra il lettore all’inizio del primo capitolo:

La strada si era inerpicata sul monte, lasciando diradare i rumori e i bagliori del traffico. Un percorso oscuro e desolato, quello che l’aveva sputata dall’entroterra verso il tramonto, per immergerla – fra curve, salite e discese – in tante tonalità di verde sempre più scuro, chiome e tronchi che si facevano sagome buie e indistinte, mentre la linea fra il cielo e la terra veniva infine fagocitata dal nero.
Tenebre, freddo, una spessa nebbia che calava densa come bava di nubi.
Lo sguardo in avanti, a tratti sbirciava la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore. Anonima, si vedeva. I tratti regolari, gli occhi e i capelli castani, la corporatura media. Troppo ordinaria per combinare qualcosa di buono, di diverso.
Licenziata in tronco. Per incarichi extra. Da idiota, di quei tempi, perdere un lavoro che non conosceva crisi. Alla cooperativa non mancavano utenti. Avrebbe potuto evitare di assistere anziani e malati che fuori orario le allungavano banconote in più per prolungare il servizio. Già le stavano col fiato sul collo perché le era scappata qualche parolaccia di fronte a utenti baciapile. Non era il caso di tirare la corda per un optional.
Adesso non le rimaneva che quello.
Ma avrebbe dovuto cercarsi un’unica mano che di banconote ne allungava parecchie.

La scala potrebbe capovolgersi nel momento in cui quella che stiamo considerando una comune mortale si rivelasse in realtà una strega, una figlia della Dea, o Femmina Innominabile, come la chiamano i sottoposti del Demonio che stanno indagando sulle sua facoltà.
Chi ha letto la mia precedente trilogia sulle streghe, per quanto scollegata da questa storia autoconclusiva, ricorderà che, nel mio universo magico, una strega sa benissimo di esserlo e vive perlopiù in Congreghe organizzate per aree del mondo dei comuni mortali, che non credono nella loro esistenza. Ma, se una famiglia abiurasse per motivi simili a quelli di qualcuno incontrato in uno dei miei romanzi (non vi rivelo ovviamente qui di chi si tratta), si ritroverebbe a crescere dei figli ignari, che però hanno in sé la magia.
Questo è quanto deve scoprire il protagonista maschile all’insaputa di Selene. Nergal si differenzia dai gemelli sia fisicamente sia caratterialmente, in quanto ha ereditato dalla madre una cospicua parte di umanità che lo contrappone al demoniaco padre. Padre che ha in programma la genesi di colui che distruggerà il mondo, ignaro del fatto che una frangia demoniaca ha incaricato il figlio di studiare la nuova badante della madre, per comprendere se si tratta della comune mortale designata dal piano infernale o se potrebbe essere in grano di ascoltare il Richiamo della Dea e generare così (con Nergal o con uno degli altri cinque figli, dipenderà dalla sua scelta) la bambina che riporterà l’equilibrio fra luce e tenebre.
Per questo Selene si trova catapultata in strani sogni pilotati dalle malie di Nergal o avverte strane presenze attorno a sé che non riesce a spiegarsi, data la sua razionalità. Quindi “Aiutati, che la Dea ti aiuta...”

Il negozio non era grande. Una piccola libreria indipendente, però ben fornita. I clienti si aggiravano in silenzio fra uno scaffale e un altro, discreti, e non c’era il caos delle grandi catene.
Selene non sapeva nemmeno cosa prendersi. Un romanzo? Un saggio? Una raccolta?
Si voltò verso il ripiano alla sua sinistra, e d’istinto accomodò dal fondo una fila che pareva sul punto di scivolare; ma, non fece in tempo ad assestarla, che, per il contraccolpo e l’eccessiva pressione, il primo della sfilza si ribaltò in orizzontale.
Lo alzò, per la curiosità di vedere di cosa trattasse.
“Principi di stregoneria.”
A un primo impatto rise. Non si era accorta che il ripiano fosse dedicato alle tematiche esoteriche; maneggiandolo, il libro appariva molto vecchio, sicuramente di seconda mano, e il solo soppesarlo lo portava ad aprirsi a pezzi, su pagine logore e consunte dal tempo e dall’usura.
Ma le passò la voglia di ridere, quando si trovò davanti agli occhi l’immagine di una pietra identica a quella che aveva rinvenuto sotto il materasso.
E il titolo della scheda a lato: “Per favorire il contatto con il mondo onirico.”
Selene deglutì e si guardò intorno, quasi che qualcuno avesse potuto leggerle nella testa e trovare il guazzabuglio di pensieri in cui si trovava annodata.
Si voltò di lato, cercando di coprire il più possibile la copertina con i palmi quando una cliente le passeggiò a fianco contemplando le costole dei titoli sullo scaffale, e prese a leggere la scheda: “La selenite, legata all’energia lunare, favorisce il contatto con il mondo onirico, l’inconscio, la parte sognatrice, in particolare nelle donne, e con maggiore intensità durante il ciclo mestruale.” Selene sentì un tuffo al cuore, ma continuò a leggere. “Unita all’artemisia, legata anch’essa all’ambito lunare, e posizionata sotto il cuscino in un sacchetto di lino bianco cucito a mano, agisce sul piano onirico aiutando a ricordare i sogni rivelatori.” I sogni rivelatori. Cosa le stava dicendo, quel libro, che le scene viste in sogno erano avvenute davvero da qualche parte intorno a lei? Che Lilly e i suoi figli avevano detto e fatto quelle cose? Che Nergal lavorava per un tizio inconsistente dalle sembianze di alone nero?
Scosse il capo. Impossibile. Però l’idea che quella pietra e quel sacchetto fossero state posizionate sotto la sua testa da qualcuno non l’abbandonava, anche perché il sacchetto e la pietra erano reali, li aveva toccati con mano, e aveva avvertito provenire da quegli oggetti un’energia particolare.
A cui non credeva. A cui non voleva credere.
Ma si ritrovò tuttavia con il libro in mano, i piedi che si muovevano da soli verso la cassa, e la voglia di sfogliarlo tutto, per avere altre spiegazioni.
«Le faccio lo sconto del cinquanta per cento perché non è in buone condizioni.»
Annuì trasognata alla commessa, e si ripromise di sfogliarlo quella sera prima di coricarsi, scetticismo o meno.

Questo è solo un piccolo pezzo del puzzle che piomba sul capo di Selene da un giorno a un altro, e in tutto questo lei deve spiegarsi anche quanto prova per lo strano figlio della sua assistita che pare rifuggirla più degli altri per qualche oscuro motivo.
Ecco che in conclusione la domanda che potrebbe porsi Selene è la stessa che si pone Nergal... La Dea dell’amore e dei desideri salverebbe la progenie del Demonio, se si arrendesse a un potere più grande di lui?
Che la Dea li benedica entrambi

Nessun commento:

Posta un commento