martedì 22 marzo 2016

I miei uomini #9: Jeremiah

"Finalmente comprendiamo qualcosa di più di questo bello e cupo Jeremiah, che risultava quasi antipatico sullo sfondo, tutto d'un pezzo e saccente, ma che, visto da vicino, rivela tutto il suo spessore e il suo indiscutibile fascino" - Una lettrice su Amazon


Care consorelle e confratelli,
se Elias è un personaggio sulla cui evoluzione ho sudato molto e di cui sono in un certo qual senso ‘innamorata’, il ‘mio uomo’ per eccellenza, all’interno della trilogia delle Spose della notte, è il Grande Magus della Cabala, nonché presidente dell’Alto Consiglio, Jeremiah.
Perché?
Be’, perché Jeremiah è il ‘tramista’, un alter ego dello scrittore: la storia la costruisce quasi sempre lui, persino nel primo volume - Le spose della notte - quando ancora non sappiamo che esiste. Sta dietro le quinte, e decide come dipanare l’intreccio, in riferimento ad alcuni eventi che a Dunia saranno spiegati da un altro personaggio.
Anche se, di nuovo, tutto il programma che vede Dunia imprigionata con Elias nel corso del secondo volume - Luna di notte - è suo, pure lì lo vediamo poco e, non sapendo quali siano le sue reali mire, lo percepiamo affascinante (...occhi verde acqua, messi in risalto dalla pelle olivastra, li scrutavano con attenzione, e i ricci scuri e scomposti gli donavano un’aria seducente quanto il sorriso appena accennato”) ma ambiguo (“Indossava una camicia nera che lasciava intravedere un ciondolo da cui Dunia staccò subito lo sguardo, memore dell’effetto ammaliatore di quello che era solito indossare Elias”), se non crudele. Anche se, probabilmente, come abbiamo intuito per Wulfran nel primo volume, questo mago non ce la sta raccontando tutta...


Una Luna in cui avrebbe dovuto tenersi ben stretta alla barriera di protezione magica, per salvaguardarsi dall’uomo che più odiava al mondo. Nonché il più pericoloso. O, almeno, fino a quel momento aveva creduto che fosse Elias, il più pericoloso.
Fu con sorpresa, difatti, che si piantò negli occhi di Jeremiah, che la stava scrutando al di là delle sbarre. Era molto alto, ben proporzionato e apparentemente forte. Da scongiurare qualsiasi tentativo di lotta fisica con lui.
«Fottuto bastardo!» lo apostrofò non appena si riebbe dall’improvvisata. Meglio la battaglia verbale. «Sei d’accordo con Elias, vero?»
L’uomo non parve scandalizzarsi troppo per il benvenuto e si aggrappò con noncuranza alle sbarre, sorridendo divertito. «No, non sono d’accordo con lui, diciamo che lo voglio fuori.»
«Ma cosa vuoi da me?» gridò.
«Niente più di quello che già ti abbiamo chiesto» replicò.
«Ti odio!»
«E mi odierai ancora di più quando ti dirò che Sibilla e Timoteo avrebbero voluto lasciarti impunita.»
Dunia ricapitolò le informazioni e ringhiò. «Perché lo vuoi fuori?»
«Te l’ho detto. La Cabala ha bisogno dei suoi poteri. È un mago purissimo.» I denti perfetti scintillavano fra le labbra vermiglie e la leggera barba incolta lo rendeva ancora più seducente. Dunia cercò nella semioscurità il ciondolo, ma non riuscì a scorgerlo, così lo rifuggì a priori, voltandosi altrove. «Figlio di mago e di maga femmina appartenente alla Cabala. È così da generazioni. Mi, e ci, fa comodo.»
«Sì, ma io l’ho battuto.»
«Appunto.»
Gli rimandò una smorfia. «Cosa ti fa pensare che agirò a tuo favore, quando potrei restarmene tranquilla dietro la barriera?»
«È un tentativo che non potevo sprecare.»
«Figlio di puttana!»
«No. Purissimo anch’io.»
Non sembrava offeso, e Dunia se ne dispiacque.
«Me ne infischio della vostra purezza.»
«Perfetto.»
«E non contare su di me.»
«Vedremo.»
Jeremiah scoppiò a ridere, dondolandosi alle sbarre. «Io dico che Elias è entrato da solo nella caverna per esasperazione.» Poi si acquietò. «Vedi dunque di esasperarlo fino a farlo gettare nel burrone.»


Ovviamente in questa sede non vi svelerò le intenzioni del mago, anche perché nel terzo volume - La fine della notte - acquista un’importanza e una visibilità ben maggiore rispetto ai precedenti, tanto da guadagnare diversi paragrafi dal suo punto di vista, rubando la scena agli altri protagonisti. Tutto, come al solito, dipende da lui, o forse stavolta no...


Quel che è certo, è che Jeremiah non è né il classico cattivo, né il classico eroe (o antieroe), perché è cinico, opportunista, prepotente, imbroglione, egoista, e chi più ne ha più ne metta, ma sa anche essere benevolo e talvolta addirittura fragile, lucido e intelligente, nel farsi in quattro per le persone che ama. Non è un ‘lui’ della situazione, anche perché ha relazioni superficiali con umane che cambia di volta in volta a seconda dell’umore e, nonostante l’harem, di donne non capisce un accidente, e spesso si ritrova a dire o a fare - perché scarso nel confronto e nel dialogo - cose che appaiono tanto ingenue da risultare ridicole, come pretendere un cesareo per fingere che un concepimento sia avvenuto prima, o dimostrarsi affabile per una cena a due e chiamare poi al telefono un amico per tenere compagnia alla commensale perché lui non sa che dire; per non parlare di quando sentenzia “No, ora no” a una donna con le doglie solo perché gli sta scombinando i piani della giornata. Abituato al comando, nella sua testa neanche si rende conto di quanto possa rasentare la strafottenza, di fronte a chi in realtà non sarebbe nemmeno un suo sottoposto...


«Io non voglio diventare Grande Madre dell’area del Consiglio, e nemmeno Titania. Non mi va di vivere in quel palazzo, e sai bene quanto mi farebbe soffrire. Poi non siamo sicure che qualcuno voglia farci del male qui.» La resistenza di Dunia appariva dettata solo dall’orgoglio e dal nervosismo. «Io volevo solo che tu lo sapessi per poter avere una spalla su cui appoggiarmi.»
«Se vuoi allora ti aiuto a fare i bagagli.» Le sorrise, forzato, slacciandosi il colletto della camicia e snudando il ciondolo. «Basta che tu fili dritta lì.» E lanciò un braccio all’indietro, in direzione del velivolo.

Difetti da collegare al ‘forse stavolta no’ di cui sopra, senza rivelarvi altro, ma che di conseguenza neanche riescono a farcelo odiare del tutto. Anche perché ha un passato molto oscuro, fatto di tanti eventi negativi indipendenti dalla sua volontà, e risvolti positivi da lui invece messi in atto, che lo salvano ai nostri occhi.
Che la Dea lo benedica

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