venerdì 24 luglio 2015

La morte di Tutankhamon

Le schegge nel suo cranio dipendono dalle tecniche di mummificazione o da un colpo in testa?


Care consorelle e cari confratelli,
Tutankhamon aveva solo sedici anni quando morì, eppure la scoperta della sua tomba suscitò uno scalpore tale che il piccolo faraone divenne un mito.
Ma cosa sappiamo in realtà di lui? Poco. Conosciamo meglio la sua famiglia (o presunta tale) e il clima religioso e politico dell’epoca, non certo favorevole a un ragazzino sprovveduto.
Verso la metà del regno di Amenhotep III, a Tebe, il potere sacerdotale del Dio Amon era andato crescendo, anche perché in molti distretti l’economia gravitava intorno al Tempio di questa grande città. I Primi Profeti di Amon conseguivano le più alte cariche civili dello stato: capi, soprintendenti, amministratori, erano quasi sempre sacerdoti, e il Padre Divino Ptahmose fu nominato addirittura Visir dell’Alto Egitto e direttore di tutti i lavori pubblici del paese, divenendo così l’uomo più potente dello stato dopo il faraone.
Fu per contrastare questo strapotere che Akhenaton, figlio di Amenhotep, impose il culto unico del disco solare Aton (forse influenzato dal personaggio storico passato al mito biblico col nome di Mosè), ma commise l’errore di isolare la corte ad Akhet-Aton, mentre Amenhotep continuava ad abitare a Tebe.
Alla morte di Amenhotep, il nome di Amon fu cancellato da quasi tutti i monumenti e un tempio dedicato all’Aton fu costruito a meno di cento metri dal recinto di Amon a Karnak; ma, quando la riforma fallì e Akhenaton decise di riallacciare i rapporti con Tebe, la moglie Nefertiti non l’accettò, e si allontanò spontaneamente.
Probabilmente Nefertiti non era, in realtà, una seguace dell’Aton. Ciò che la preoccupava era la sete di potere dei sacerdoti. Anche il co-reggente era eretico e, alla morte di Akhenaton, che era diventato praticamente un sovrano assoluto, ci sarebbe stato il rischio di arrivare all’anarchia.
Quando Nefertiti lasciò Akhenaton per trasferirsi nel Palazzo Nord di Akhet-Aton, il culto monoteistico dell’Aton stava ormai crollando, e lei preferì semplicemente discostarsi dal clero di Tebe. Akhenaton sposò Merit-Aton, sua figlia primogenita, e fece in modo che l’altra figlia, Ankhesenpaton, abitasse per un po’ nel Palazzo con la madre, le sorelle più piccole e il bambino destinato a divenire suo sposo. Non è mai stato chiaro quale legame ci fosse stato fra il re e quel bambino, forse era il figlio dell’altra moglie, Kiya, o di Maket-Aton, morta di parto.
E invece Ankhesenpaton (che mutò il suo nome in Ankhesenamon) e il piccolo Tutankhamon, sotto l’egida di Nefertiti, riuscirono a restaurare l’ortodossia e a tenere sotto controllo la questione dei sacerdoti.
Ma Tutankhamon si spense improvvisamente.
La sua morte prematura trovò tutti impreparati nella costruzione della sua dimora. Le scene delle sue esequie e della sua entrata nel regno dei morti furono elaborate da artisti minori e, oltre ai due feti avuti da Ankhesenamon, gli oggetti riposti nella tomba risalivano perlopiù all’infanzia. Anche perché gli venne assegnata quella in costruzione per il Primo Sacerdote Ay che, per ironia della sorte, divenne il nuovo faraone.
Ay Padre Divino, Visir, Secondo Scriba Reale, Comandante dei Cavalli di Sua Maestà (nonché soprintendente del bestiame) e Primo membro dell’Assemblea aveva ormai sessant’anni (sua moglie Tye era stata la nutrice di Nefertiti) e, a suo tempo, era rimasto coinvolto anche nella rivoluzione religiosa. Egli stesso officiò il rito funebre di Tutankhamon, con la pelle di pantera sulla veste bianca e la corona blu. L’accordo dinastico era dunque già avvenuto, anche se solo il matrimonio con Ankhesenamon avrebbe legittimato l’ascesa al trono del vecchio sacerdote; ma le nozze venivano stabilite dal Consiglio di Reggenza, di cui Ay era il membro più rappresentativo. Sarebbe stato un gioco da ragazzi sposare la legittima erede.
Il sacerdote Ay non avrebbe avuto molte opportunità di diventare faraone, se la dinastia di Akhenaton fosse stata portata avanti da Tutankhamon.
Successe, però, che proprio in quel periodo gli Hittiti distrussero Amqa, e Ankhesenamon, impaurita, ferì l’orgoglio degli egiziani compiendo un atto estraneo alla tradizione.
La situazione militare era instabile. Ankhesenamon aveva mandato il messaggero Hani da Shuppiluliumash, re degli hittiti, per chiedergli un figlio in marito. La sua intuizione era stata buona: il matrimonio tra una regina egiziana e un principe hittita avrebbe messo fine alla guerra. Ma il Re hittita non credette ad Hani e convocò i Grandi. Con Hani a Tebe, tornò l’emissario del re hittita: Hattusha-Zitish, per riportare a Shuppiluliumash notizie sicure. Gli Hittiti non credevano che a Tebe non ci fossero figli degni della successione, così attaccarono Karkemish.
La nuova lettera di Ankhesenamon convinse Shuppiluliumash che si decise a mandare suo figlio Zannanzash ma, nel corso del viaggio, la scorta fu intercettata e il principe venne misteriosamente ucciso. Ay, che durante i giorni delle esequie governava il paese, ricevette una lettera di Shuppiluliumash che lo accusava dell’assassinio del figlio.
Ay negò tutto.
Horemheb, Scriba Reale e Capo dell’esercito, avrebbe potuto intercettare la scorta. Oltretutto non fece niente per impedire l’ascesa al trono di Ay. Ma Horemheb adorava Tutankhamon ed era un buon amico di Ankhesenamon. Fece sempre di tutto per tenere l’esercito lontano dalle controversie religiose e inoltre Ay, cercando di favorire suo figlio Nakhtim, lo emarginò per un certo periodo. Ammettiamo che Horemheb possa essere stato interessato al trono: come soldato sapeva che non era proprio il momento adatto per uccidere il figlio del Re di Hatti.
L’attacco di Shuppiluliumash durante il processo bloccò le eventuali condanne; ma il messaggero Hani (l’unico che avrebbe potuto testimoniare) sparì insieme ai prigionieri e su di lui nient’altro si trova scritto sui cartigli hittiti.
Amqa fu restituita agli egiziani da parte di Mursilish II. Shuppiluliumash era morto e suo figlio Mursilish, pensando che la peste impadronitasi dei soldati mentre portavano i prigionieri ad Hatti fosse stata una punizione degli dei, riconsegnò tutto il bottino.
L’improvviso decesso di Ay dopo solo quattro anni di regno e la successiva ascesa al trono di Horemheb potrebbe far sorgere il sospetto che il soldato non fosse estraneo ai fatti.
Tuttavia, ventisei anni dopo, alla sua morte, salì al trono il fidato generale Pramesse, che diede inizio alla nuova, gloriosa dinastia, col nome di Ramses I.
Che la Dea vi benedica

Libri consigliati nell’immagine:

Brier – L’omicidio di Tutankhamon (Corbaccio)
Cimmino – Tutankhamon (Rusconi)
Carter – Tutankhamen (Garzanti)
Jacq – Le donne dei faraoni (Mondadori)
Jacq – La grande sposa Nefertiti (Mondadori)
Jacq – Il grande romanzo di Ramses (Mondadori)
Jacq – L’affare Tutankhamon (Bompiani)
Favard-Meeks – La vita quotidiana degli egizi e dei loro dèi (BUR)
Leospo-Tosi – Vivere nell’antico Egitto (Giunti)
Leospo-Tosi – La donna nell’antico Egitto (Giunti)
Gitton – Les divines épouses de la 18° dynastie (CNRS)

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